Monade
Comincio finalmente a sentire qualcosa. Ma non è piacevole. Nausea. Profonda impressione ha avuto su di me il dolore altrui. Prima non ero capace di innamorarmi, e non lo sono neanche adesso. A questo punto comincio ad averne paura. Ma non è morbosa, è un'autodifesa che scatta automatica come lo svenimento davanti a cose che vorremmo evitare. La verità è che quando ricomincierò a sentire tutto, sentirò profondo dolore e profonda tristezza. Come al solito. L'unica cosa che riesco a provare al momento, oltre la nausea, è una sensazione di rifiuto-accettazione di me stesso. Assurdo come sbattere le corna su qualcosa sia improduttivo molte volte. E la cosa rarissima è che ho pianto. Lacrime che credevo non avere più da tempo. Pensavo di averle completamente terminate. Invece sono sempre presenti, anche se non cadono dagli occhi. Mi bruciano. Ho difficoltà a vedere. Ho difficoltà a trovare una posizione. Non riesco a dormire se non sono ubriaco, o stanco fisicamente. Ho fame. Sintomo di nervosismo. Anche questo è sinonimo di nevrosi. Lo scrivere. Scrivere senza poesia. Buttare giù le parole perché non riesco più a deglutire. Ultimamente mi sorgono più le brutte figure che faccio che altro. Per un attimo sono stato felice. E non avevo bevuto. Poi mi sono perso. Mi sono sentito più cretino del solito, più assente di quanto lo sia stato altre volte. Non era il culmine. Ma del resto, privato dei sensi, altro non potevo provare. Una monade. Le rappresentazioni le vedo solo, e non le controllo. Parlo a vuoto. Ascolto quanto sia poco convincente. Vedo quanto sia inutile. Odoro il nulla. Assaporo la sconfitta. Tocco un fantasma. Sono io! Sono trasparente. E sono come se non esistessi. Io non ci sono. Sembra un controsenso..."Ci sono sempre". Ci ho creduto per un attimo, non me la dare a bere. Sei assente da te stesso da tempo. La delusione ti trapassa come una lancia dal fianco sinistro a quello destro. E un'altra mi attraversa dalla coscia sinistra alla spalla sinistra. Mi manca solo una pallottola veloce entrante dal lato destro. E il quadro è completo. Quanto dovrei fare e non faccio! Quanto dovrei non fare e lo faccio! Non voglio gendarmi. Voglio andare su un'isola deserta a costringermi. Ho le mani legate. Ma non mi hanno tappato la bocca. Tante volte la dovrei chiudere. Mi pento di tanto. Mi pento di troppo. Mediazione impossibile. Che aspetti! Io sono qui, e non ci sono. Ho preso uno schiaffo, e la forza di esso non è bastata. Meritavo di più. Ho ricevuto un calcio. Non me l'aspettavo, ma me lo meritavo più forte. Vago nell'infinità spaziale senza pressione interna. Non ho bisogno di nulla. Non ci sento. Non mi sento. Sento solo voi. E voi sentite me tanto quanto. Un ringraziamento che mi fa comprendere e sottolinea la mia inutilità, la mia futilità, la mia incapacità. Solo non per scelta. E dovrei sceglierla. Ma non me la sento. Ci soffro anch'io! Lo devo gridare al mondo perché sia chiaro? Sto male!!! E non voglio pietà, non chiedo forzature. Non richiedo conforto non spontaneo, né una gru. Voglio vedere speranza. Voglio vedere che tutto si risolve come deve risolversi. Per il meglio. Di tutti. Non ho neanche la forza di pormi sotto una ruota chiodata. Né tantomeno altro. Mi sento in prigione. Ma se fossi in prigione proverei ad evadere. In realtà so di meritarmela. E non provo a fuggire. I cucchiaini li uso solo per scavare dentro me e dentro le coppe. Uno smeraldo appannato, opaco. Da fuori, tanto, ma inutile. Da dentro, troppo, e devastante. Non mi so muovere. Il mare di cemento a presa rapida è asciutto da troppo. Perché non mi sono accorto dove mi sono tuffato? Perché ho avuto problemi alla vista. Un oculista? No, non ci vedo lo stesso. Distinguo i colori, ma non mi sfiorano. Sono fuori di me. Mi vedo passare davanti gente, tempo, emozioni, sentimenti, pensieri, idee. E sono troppo lento. La giornata finisce presto, e per me tutto corre. Me ne accorgo alla sera. Chi ha premuto il tasto "forward"? Non vorrei essere stato io inavvertitamente. Dubito di questo. Non ho certi macchinari. Spirituali. Si. Certo. Vedo solo fisicità presente. La spiritualità vaga. E si perde e non si concentra. Atomo e monade. Per ora protoni, elettroni e neutroni non li conosco. Ma se guardo bene li vedrò. Mi disgrego ogni minuto che passa, e la mia vita è sempre più lontana, sconosciuta, straniera. Cos'è? Sento i cannoni, e non le cannonate. Comprendo poco, e passo per idiota. Come se non fosse vero. La parte lesa è a terra. L'altra è dannunziana. Prova ad elevarsi e dice di essere in alto quando è a terra anch'essa. Sulla stessa barca, e il vento è diverso dal mio. Mi colpiscono entrambi, e io rimango un puntino in mezzo all'oceano. Gli squali arriveranno, lo so. Ma non ne proverò dolore. Starò a guardare i brandelli che vanno via e spariscono come un osservatore imperturbabile. Come se non riguardasse me! Ancora sono troppo vuoto. E chi cerca trova. Ma chi crede di aver trovato e si ferma, si sbaglia di grosso. E si paralizza. E' una lunga notte con deboli e lontane stelle. Ma tale rimane. L'aurora non ci sarà se non saremo noi a concederla. La concessione dev'essere sincera. Altrimenti se la sentirà. E non verrà, nonostante l'invito. E' già pagato tutto, ma posso arrivare in ritardo. E le portate non saranno conservate per me. Se arriverò al dolce, prima patirò la fame. Una volta preso il dolce, a stomaco vuoto sarà come veleno. Non trovo i pioli per salire. Quelli per scendere si sono spezzati. E la scala non è appoggiata a niente. Facile bersaglio, patirò. Spero che dall'incendio scaturisca terra fertile, anche se dopo due incendi la terra non può più esserlo. Improduttivo, a che servi? Ad accumulare senza sottrarre.
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