Tuesday, June 13, 2006

My Fault

Perché esisti? Hai visto sempre giusto? Può darsi...Ma di certo non hai visto che tu sei la causa di tutti i miei problemi. Ora lo sai. E sai anche che faresti meglio a star solo. E' quello che devi fare. Stai solo come meriti, stai solo come devi, tu ed i libri. E non star lì a perder tempo. Fuggi, perché qualsiasi cosa tu fai per gli altri basta una singola stupida parola per farti passare la voglia di vivere. Grazie. Grazie a me stesso perché ho meritato tutto questo. E Sartre aveva ragione: il libero arbitrio è solo la più grande delle maledizioni. Porta con sé responsabilità individuali per tutto, e tutto ciò si spiega secondo questo, e tenendo conto che niente ha uno scopo. Niente. I fini sono a breve termine, ma il grande fine non esiste...E' un dio fallito? No. Lo chiamerei piuttosto un essere che è nato fallito. L'uomo non è nato per vincere. Tutto è relativo, ma alla fine ci perdiamo tutti. E io ci perdo per mano mia. E se volessi vincere non potrei neanche. Oggi ho tremato dal freddo. Mi sono rivisto nelle parole che sapevo erano vere, ma mai mi fu chiaro come adesso: per me non è vero che non conto nulla, è vero che sono la mia stessa rovina! La mia decadenza è colpa mia e solo mia! Ho sbagliato, e chi non lo fa?...Non è una giustificazione. E di certo non mi rendo conto delle cose che faccio perché tante volte vado avanti nello scontro finché uno dei due non perisce, senza riconoscere che io ho torto. E che mi sono castigato da solo. Di certo me lo merito. E mi merito di fare schifo. Mi merito di essere preso ad insulti, a pesci in faccia da tutti, anche da chi voglio più bene. E non me la posso prendere, lo so che ho ricevuto molto di più di ciò che mi spettava. E so che adesso tutta questa sovrabbondanza diminuirà violentemente. Il processo è irreversibile. Tolleranza zero. Non deve finire così! L'ho dimenticata! Sto dimenticando me stesso, ma se vale il primo principio di tutte le cose, e se la causa della mia nullità, del mio essere tanto odioso quanto odiabile, perché continuare a farmi del male? Tanto varrebbe provare dolore lancinante per breve tempo per non provarne più. Fuggire anche adesso da ciò che sono, senza lottare per rimediare. Ho poco tempo, l'ansia e l'angoscia mi mangiano, il senso di colpa e il dolore sono tanto radicati che sarebbe più facile strapparmi il cuore senza smuovere l'aorta. E dovrei stare solo. Voglio una stanza senza finestre, dove solo io posso guardarmi dentro, e specchi non ne voglio. Voglio una lampada ad olio. Vorrei aria, ma non la merito. Devo smettere di programmare cose che non mi posso permettere...Sono povero, sono solo, sono assente per me stesso e per gli altri. Non ti lamentare che non ti considerino! E chi si lamenta. Gli dò perfettamente ragione. Tanto che chi mi considera lo tratto male tante volte perché ha torto a darmi retta. Non dovrebbe! Questo errore l'ho fatto con tutti io. E non voglio lo commettano anche gli altri. I sette anni di studio matto leopardiani mi attendono, e non posso sottrarmi ad essi. E non devo lamentarmi poi se provo ad eluderli. Non posso! Essi ritornano sempre, e il tempo mi viene contro per il semplice fatto che è come un treno che cammina su dei binari, ma io mi sono legato da solo a quei binari, e non ho intenzione di slegarmi! Però non ho calcolato che questo mi farebbe soffrire, e già la pochissima stima che ho verso quest'essere potrebbe svanire del tutto. Ma se non sono da buttar via in blocco, tanto vale dare i resti di me in pasto agli sciacalli. Non mi importa più. La mia Notre-Dame, la mia torre d'avorio, il mio castello transilvanico, la mia alcatraz, il mio tetro angolo è tutto qui. E potrei restarci. Se mai ci uscirò, risalterò, perché ciò che appare all'improvviso desta più sorpresa ed attenzione agli altri. Ma non voglio attenzione, non la merito! L'apocalisse sarà il mio sollievo se verrà il nulla eterno. Quanto dolore ho provato, e non accenna a diminuire! L'ho cercato e l'ho trovato! E' proprio colpa mia! Sembra già scritto. Una funzione crescente in sensi diversi, provenienti dall'incontro delle X, delle Y e delle Z. Il punto è il punto zero, quello che sono io, perché una cosa se ha un valore negativo non esiste nella realtà. E dato che esisto, il valore che ho è l'unico numero considerato pari che non ha valore. Zero. Perché la rivoluzione non è riuscita, e nonostante pensassi che il passaggio da un estremo all'altro avrebbe portato i suoi frutti, ha invece risaltato i geni costitutivi indelebili che mi compongono, e che rigetterei se fosse possibile. Ma con i se e con i ma non si va avanti, ci si isola nei meandri della propria mente rischiando di rimanerne prigionieri. Perché ho tre paia di manette? Il perché c'è, ed è semplicistico dire "sei un cretino". Acida, acida come il veleno che crei. Non ho più niente. Non striscio più. Ora attendo di erodere. Rispetto che non ho verso me stesso, pretendete che io lo abbia verso gli altri! A detta vostra sarebbe impossibile. eppure fino a ieri ci sono riuscito. Strana l'esistenza. Ti volta le spalle quando hai bisogno di te. Ognuno ha bisogno di sé, e degli altri ne avrebbe, se avesse la decenza di ammetterlo. Ma la decenza l'ho persa col resto. E i resti agli avvoltoi. Grazie! Mi hai rovinato la vita! La vita non è mai stata tua, perché non l'hai saputa controllare. Ora paga le conseguenze, e non lagnarti sempre! Mi hai scocciato! Non arrivi neanche a toccare terra nonostante tutto! Vergogna! Ti ho seppellito per sempre. Vedremo SE e come uscirai da lì.

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