La porta sul retro dell'Inferno
Coesistenza infelice. Volare come Peter Pan dove i pirati invece mi getteranno in pasto ai pescecani. Almeno lo credo io. Giro attorno al mio baricentro, e rischio di cadere. Vedo figure confuse. Li ho conosciuti veramente? Distorti nello spazio e nel tempo, l'impressione di vedere l'inferno sul Tower Bridge, gli zombie che camminano su di esso monotoni. Neanche lo sguardo posso alzare. Perché vedo fuori e la natura classica mi mostra l'inferno che ho sempre conosciuto (it is in my bones). Essere tanti in uno solo, lo slancio vitale naturale che fa essere il singolo l'insieme di ciò che ha escluso, tanti slanci smorzati e che risorgono. Volontà di vivere di ognuno a modo loro. Forza cieca. E forza nascosta che potrebbe esserci. Soggetto e predicato. Contemporaneamente o storicamente è tutto da vedere. Il processo non terminerà mai. Devo apprendere. Esagero. Sottolineo. Guardo troppo negli errori. Dovrei tenerli più in considerazione. E saper perdonare, anche se non sono tali. Ma l'inconoscibile noumeno rimarrà tale in ogni caso. Fiducia. Sì. Ne ho. Riposta male o bene? Dipende chi si prende in considerazione, e dipende anche il tempo. Il tempo fa modifiche senza interpellarmi. Lui le controlla, lui scorre irrefrenabile. Io no. E' facile vedermi con le punte dei piedi sul ciglio di un burrone(il mio corpo è già oltre) che non è profondo come altri, e che fatale non mi risulterà se lo voglio. "Così volli che fosse". Così voglio? Così vorrò? Una cosa alla volta. Analisi rimandata. Gli esami del sangue li faccio dopo. Equilibrio di forze avverse e disparate. Non mi vedete chiaramente. Mi vedete come mi mostro. Le sfaccettature e i riflessi contano. Ma di meno di altre cose. Angoscia perenne. Crescerai mai? Devo. Volente o nolente. Da solo e tra gli altri. Con gli altri e tra solitudini immani. Una terra davanti a me, sotto di me. Un mondo dentro, con annessi e connessi. Un cielo sopra di me. Al momento rosso scarlatto ciò che vedo. Un presagio errato probabilmente. Un sentimento del passato e del presente. E del futuro non ne parliamo. Materialismo. Accendo il motore. Ma mi serve benzina. E so dove trovarla. Un pozzo senza fondo. Oro nero e cielo scarlatto. Terra gialla e verde, e dentro solo sapore. Sapore di tutto. Sapore di troppo. Contenere e ripartire. I bagagli si scaricano arrivati a destinazione. Con un mezzo di locomozione non mi pesano direttamente. E allora vado. Tanto dall'Ade non si esce, se non con uno speciale permesso. Mia madre non è Cerere...Un teatro dell'Assurdo. Il varco c'è. Ed essendoci, ci DEVE essere il modo di passarci attraverso. Lo troverò, a tempo debito. La soddisfazione si assapora tutta dopo. Non devo provare ad arrivarci prima. Rischio solo di stirarmi. Non voglio essere solo.